Perito

Il territorio in cui sorge Perito è racchiuso tra il vallone di Orria e il corso del fiume Alento, e offre a chi lo visita un invidiabile panorama, dal Monte Sacro (o Gelbison) al mar Tirreno, dalla torre di Velia, antica patria di Zenone e Parmenide, al Monte Stella, per non parlare poi dello splendido scenario della costiera amalfitana che si osserva di notte in uno scintillio di luci.
Il toponimo sembra derivare dal termine latino “Pirus”, cioè pero, a sottolineare la coltivazione in loco di questa pianta da frutto. In un apprezzo del Catasto Onciario (1752) si trova citato “Perito di Sottano”, in realtà si tratta dell’antico sito distrutto durante il dominio angioino, nel corso della guerra del Vespro, e che la tradizione attribuisce al re Formica, un condottiero aragonese. L’aggettivo Sottano (collocato sotto), serviva per distinguere l’altro centro abitato costruito, in seguito, più in alto per motivi difensivi. Durante il dominio longobardo, il centro entrò a far parte del Gastaldato Longobardo, poi con l’arrivo degli Aragonesi il Re Ferrante cedette per 3.000 ducati Perito, (insieme a Novi, Gioi, Magliano, Cuccaro e altri casali), a Berengario Carafa, costituendo pertanto lo Stato di Gioi. Ed è proprio da un apprezzo dello Stato di Novi del 1660 che si apprende quanto segue: “li abitatori (di Perito) sono bracciali che attendono alla coltura e le donne nel filare e nel tessere; il suo aere è perfetto, vi è abbondanza di buone acque, vi sono boschi di querce, castagne, oliveti e vigne e terre seminatorie…”
Ambienti naturali e incontaminati ancora oggi concorrono a fare del comune di Perito un luogo di incantevole bellezza: ogni angolo del paese conserva un suggestivo alone di mistero, di ricordi e contrastanti verità conservate morbosamente e gelosamente dalla gente del posto. I palazzi settecenteschi, per le vie del centro storico, risvegliano sentimenti ormai dimenticati: voglia di antico ed estrema venerazione del passato, si avvertono nell’aria che si respira e in ogni cosa che si osserva o si tocca.


Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore

Il territorio in cui sorge Perito è racchiuso tra il vallone di Orria e il corso del fiume Alento, e offre a chi lo visita un invidiabile panorama, dal Monte Sacro (o Gelbison) al mar Tirreno, dalla torre di Velia, antica patria di Zenone e Parmenide, al Monte Stella, per non parlare poi dello splendido scenario della costiera amalfitana che si osserva di notte in uno scintillio di luci.
Il toponimo sembra derivare dal termine latino “Pirus”, cioè pero, a sottolineare la coltivazione in loco di questa pianta da frutto. In un apprezzo del Catasto Onciario (1752) si trova citato “Perito di Sottano”, in realtà si tratta dell’antico sito distrutto durante il dominio angioino, nel corso della guerra del Vespro, e che la tradizione attribuisce al re Formica, un condottiero aragonese. L’aggettivo Sottano (collocato sotto), serviva per distinguere l’altro centro abitato costruito, in seguito, più in alto per motivi difensivi. Durante il dominio longobardo, il centro entrò a far parte del Gastaldato Longobardo, poi con l’arrivo degli Aragonesi il Re Ferrante cedette per 3.000 ducati Perito, (insieme a Novi, Gioi, Magliano, Cuccaro e altri casali), a Berengario Carafa, costituendo pertanto lo Stato di Gioi. Ed è proprio da un apprezzo dello Stato di Novi del 1660 che si apprende quanto segue: “li abitatori (di Perito) sono bracciali che attendono alla coltura e le donne nel filare e nel tessere; il suo aere è perfetto, vi è abbondanza di buone acque, vi sono boschi di querce, castagne, oliveti e vigne e terre seminatorie…”
Ambienti naturali e incontaminati ancora oggi concorrono a fare del comune di Perito un luogo di incantevole bellezza: ogni angolo del paese conserva un suggestivo alone di mistero, di ricordi e contrastanti verità conservate morbosamente e gelosamente dalla gente del posto. I palazzi settecenteschi, per le vie del centro storico, risvegliano sentimenti ormai dimenticati: voglia di antico ed estrema venerazione del passato, si avvertono nell’aria che si respira e in ogni cosa che si osserva o si tocca.


Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore

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